Il Tuo Cuore Aploide by James Tiptree Jr

Il Tuo Cuore Aploide by James Tiptree Jr

autore:James Tiptree Jr
Format: mobi
pubblicato: 2010-05-16T14:00:00+00:00


Il primo, autentico momento di lucidità arriva sotto forma di una sterminata distesa d'erba che si offre alla mia vista. Estre­mamente interessato, cerco di mettere a fuoco il paesaggio e questo non muta. Mi rendo con­to di essere legato alla sella di un animale da soma.

Dinanzi a me c'è un altro ca­valiere. Fisso compiaciuto la sot­tile figura incappucciata e am­mantata in una veste color zaffe­rano, inebriato dalla constata­zione di non avvertire più alcun dolore. Ho l'impressione che stiamo cavalcando così da diver­so tempo.

Il cavaliere che ho davanti si guarda in giro e all'improvviso sprona l'animale in un balzo vio­lento sopra il letto di un torren­te. Poi arriviamo sotto degli al­beri e la mia guida scende, do­podiché si mette a correre su per l'argine in un turbinio di seta. Anche questo, mi sembra, deve essere accaduto molte altre volte prima. E ci sono state notti e stelle, e giornate afose nei bo­schetti, e dolore, e mani amoro­se.

La guida fa ritorno pian pia­no, gettando indietro il cappuc­cio. Il volto che mi appare è quello dolce della ragazzina che mi aveva furtivamente cacciato in mano il biglietto. Alza un pie­de sulla staffa e volteggia al mio fianco, chinandosi sul mio petto.

Il suo corpo è paragonabile al­l'ala di un uccello, e il mio è una massa mezzo morta. Qualcosa di simile a un'eruzione solare spaz­za la mia carne. L'universo si contrae al contatto dei nostri corpi, i nostri occhi, la massa scura dei suoi capelli. Ne respiro il profumo.

Poi ricordo ciò che so.

«Gli amici arrivano ora», mi dice sorridendo.

Mi appoggia una delicata, fre­mente mano sul cuore e ce ne restiamo così finché non si ode uno scalpitio di zoccoli. Tre Flenn vestiti di chiaro e un cava­liere più grosso...

«Pax!», la mia voce assomiglia al gracchiare del corvo.

«Ian, amico mio!».

«Dove siamo?».

«Stai per arrivare nella zona delle montagne. Al campo».

Ma la piccola guida si sta già allontanando. Naturalmente. La mia consapevolezza è fredda tri­stezza. Mi accorgo che gli uomi­ni sono rimasti incappucciati. Tabù. Quale altro mezzo per so­pravvivere?

La mia cavalcatura viene trai­nata e così ci muoviamo barcol­lando. Mi guardo attorno, lot­tando contro il dolore, per ve­derla rimpicciolire in fondo alla savana. Pax sta parlando.

«Cosa è successo a Goffafa?», mi decido a chiedere.

«Quel kralik. Siamo interve­nuti a una festa di donne Flenn. Stava per ucciderle».

«Ucciderle?».

«Era come impazzito. Ho do­vuto strappargli la pistola. Come battersi contro una piovra di gomma. Era uscito di senno, sbavava e, credilo o meno, ha vomitato tutta la colazione. L'ho trascinato nel roller e lui ha cer­cato di farmi fuori con il Gei­ger».

«Così lo hai strangolato?».

«L'ho solo soffocato un po'. L'ultima volta che l'ho visto camminava carponi. Stavo per riprendere la lotta quando mi sono accorto che si era calmato».

«È morto. Il Concilio Esthaano ti ha accusato d'omicidio».

Pax aggrotta le ciglia.

«Alcuni Flenn lo hanno trova­to durante la notte. Mi hanno detto che aveva sparato a due di loro mentre gli offrivano dell'ac­qua e cosi lo hanno finito. Ci credo».

Dà un colpo con lo stivale e la sua cavalcatura comincia a pro­cedere a piccoli passi.



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